Questo blog nasce con l'umile intento di commentare alcune delle tante notizie che interessano l'infinito mondo del settore immobiliare.



sabato 26 novembre 2011

Ecco come possono cambiare le tasse sul mattone.

Questo in sintesi l'articolo comparso qualche giorno fa su La Repubblica:

Imu, rivalutazione delle rendite, riforma degli estimi. Il pacchetto casa si arricchisce di nuove ipotesi ripartendo dalla proprietà per ridare fiato a lavoratori e imprese e alleggerire così Irpef e Irap.

Vale 60 miliardi ed è nascosto negli oltre 33 milioni di unità abitative esistenti in Italia (di cui 30 intestate a persone fisiche). A tanto ammontano le tasse annue sugli immobili - Irpef, imposte indirette sui trasferimenti e Ici - che lo Stato potrebbe recuperare se aggiornasse le rendite catastali (base di calcolo di quelle imposte) e riportasse così il valore di abitazioni, pertinenze e altri fabbricati a quello di mercato.

Valore che nel 2009 era pari a circa 3,7 volte il corrispondente fiscale. Per colmarlo si dovrebbe mettere mano a una rivoluzione: la riforma delle tariffe d'estimo, ferme al 1990 (ma per legge si dovrebbero rivedere ogni dieci anni) e dunque ai prezzi e alla redditività delle abitazioni del 1988-89 (leggere a tal proposito il comunicato Ansa del 24/11).

Ma è a questa rivoluzione che il governo Monti potrebbe puntare. Per riequilibrare e adeguare - guardando all'equità - il contributo dei proprietari di immobili alla fiscalità generale. Che appunto vale 60 miliardi (precisamente 59,858 miliardi), secondo quanto calcolato dal tavolo guidato da Vieri Ceriani, funzionario
generale di Bankitalia, e composto da 31 sigle del mondo produttivo e sindacale, in vista della riforma fiscale.
La "rivoluzione" degli estimi - lunga nella sua gestazione, si parla di anni - non esclude tuttavia il pacchetto complessivo di interventi, a cui probabilmente si accompagnerà: dalla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa, trasformata in Imu (Imposta municipale unica, anticipata al 2012, aliquota del 6,6 per mille, abbinata alla Res, l'imposta su Rifiuti e servizi al 2 per mille), fino a una più immediata e spendibile rivalutazione delle rendite.

La sola Ici vale 3,5 miliardi l'anno di gettito aggiuntivo. Con le rendite elevate del 50 per cento (oggi la percentuale di rivalutazione è ferma al 5 per cento) siamo a 11,2 miliardi. Del 100 per cento, a 20 miliardi. Del 150 per cento a 28,3 miliardi. Aumenti che, nelle ipotesi circolate finora, dovrebbero comunque essere mitigati, quasi calmierati, per tener conto del reddito complessivo del contribuente o del numero di immobili posseduti. Proprio per restituire "equità" a un prelievo di certo non gradito - visto che il 79 per cento delle famiglie italiane è proprietario di casa - e che oggi esclude proprio le prime case.

Aggiornare i valori catastali, in un modo o nell'altro - rivalutandoli o adeguandoli al mercato - vuol dire accrescere in modo proporzionale i relativi tributi. La rendita dell'immobile - anche ora che l'Ici sulla prima casa non si paga - va comunque dichiarata e fa lievitare il reddito complessivo del contribuente. A una rendita maggiore, corrisponderà una base imponibile maggiore (ed è per questo che il tavolo di Ceriani include anche le rendite non aggiornate tra le forme di "erosione" fiscale).

domenica 13 novembre 2011

A Milano niente condono, i loft fuorilegge non sono convenienti.

A Milano è ormai sempre più difficile mettere sul mercato un ex laboratorio cercando di venderlo come loft se non si ha l'abitabilità. Eppure c'è sempre qualcuno che ci prova. Ad oggi i loft fuorilegge sono tanti. Il punto è che un loft accatastato C/3 per abitarci è un'autentica follia dal punto di vista fiscale.
Lo ha detto e ripetuto l'assessore all'urbanistica di Milano, Ada Lucia de Cesaris: "per me sono immobili da non acquistare. non intendiamo sanare le posizioni pregresse né concederemo indiscriminati cambi d'uso" e se "i requisiti abitativi vanno rispettati" come dice l'assessore, coloro che già abitano immobili non adibiti ad abitazioni, "non potranno evitare di farsi carico dei costi, perché sarà ben difficile rivalersi su chi aveva venduto loro l'abitazione".
Nel piano del territorio, infatti, non rientra un'ipotesi di sanatoria di questi immobili, mentre ci sono migliaia di famiglie milanesi che sono state prese in giro da imprenditori che hanno venduto immobili privi di idoneità residenziale facendo credere agli acquirenti che il condono sarebbe presto arrivato.
Per questo oggi, dopo i chiarimenti del Comune di Milano in proposito, funziona sempre meno vendere un loft, come spiega Lionella Maggi, presidente milanese di Fimaa Confcommercio. "I primi loft erano offerti a prezzi molto bassi rispetto alle abitazioni, considerando la doppia altezza che rende soppalcabile l'immobile e questo ha portato le persone a "provarci" pensando che il gioco valesse la candela. finché addirittura i prezzi dei loft non sono saliti fino a toccare quelli delle case, e interessano sempre meno".
In ogni caso resta il fatto che acquistare un laboratorio accatastato C/3 per abitarci è una follia dal punto di vista fiscale. Se si compra un C/3 da un privato si paga il 10% del valore reale, pari a 30mila euro di imposte di trasferimento. Se si compra da un'impresa si sconta l'iva al 21%. Se si viene scoperti si rischia inoltre sanzioni pari alla differenza tra il valore venale di un laboratorio e quello di un'abitazione.

Articolo comparso su idealista.it